Tomba dei Demoni Azzurri

Necropoli Etrusca

Tomba dei Demoni Azzurri

metà V secolo a.C.

Scoperta fortuitamente nel 1985, rappresenta una delle più significative testimonianze della pittura etrusca con la più antica scena relativa all’Oltretomba. Il programma figurativo, a partire dalla porta d’ingresso, procede parallelamente nelle due pareti laterali con il viaggio dei defunti verso l’oltretomba, per concludersi nella parete di fondo con il simposio nei Campi Elisi con la coppia al centro. Compare, per la prima volta nella pittura etrusca, l’immagine di Caronte (Charun): non l’orrido demone etrusco raffigurato nei sepolcri di età più recente, ma il Caronte greco che traghetta le anime governando con un lungo remo la sua barca rossa sulle acque azzurre dell’Acheronte.

La denominazione della tomba si deve alla presenza di singolari demoni dalle carni azzurre: uno di questi, dal volto grottesco con serpenti barbati avvolti alle braccia, è seduto su una roccia, un altro, il demone psicopompo, conduce la defunta per mano verso l’aldilà. Un ultimo essere mostruoso, alato, dall’incarnato nerastro e dalla bocca sanguinolenta si avventa con le braccia protese e le mani fornite di artigli verso i nuovi arrivati.

Sulla parete alla sinistra dell’entrata è rappresentato il defunto nel suo estremo viaggio verso l’Aldilà: in piedi sulla sua biga, tirata da una coppia di cavalli, avanza seguito da due danzatori. Davanti al corteo, un giovane coppiere nudo, accanto ad una tavola, imbandita introduce la scena di banchetto dipinta sulla parete di fondo. Quattro sono le coppie di convitati sdraiati sulle klinai (letti da banchetto), con la coppia centrale che raffigura il proprietario del sepolcro e sua moglie, ritratti mentre si scambiano una carezza affettuosa. Sulla parete destra è una grandiosa scena ambientata nell’Aldilà, introdotta da sinistra dalla suggestiva immagine di Caronte e da una donna ammantata e un giovinetto che, appena approdati sulle sponde dell’Ade, avanzano accolti da altri personaggi.

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Traduzioni di Ylenia Marcucci e Alessandro Rotatori